In diretta dal #CCEE di Atene…

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Dal 3 al 5 novembre, quindi fino a domani, si svolge ad Atene l’incontro europeo dei Vescovi responsabili delle Comunicazioni Sociali, il cui tema è:  «Comunicazione come incontro, tra autenticità e concretezza»

Puntuale come sempre, P. Antonio Spadaro SJ non ha mancato di farci avere il suo contributo alla discussione, pubblicando il suo intervento sul blog cyberteologia.it, il cui titolo è: “Le sei grandi sfide della comunicazione digitale alla pastorale”.

Parecchi spunti interessanti anche per noi, che indaghiamo cosa significhi essere scout al tempo della rete, fra i quali riportiamo:

  • Attenzione a suscitare domande: che per noi capi vuol dire tensione educativa sempre viva.
  • Pastorale centrata sulle persone: che per noi capi vuol dire attenzione al singolo e non educazione di massa.
  • Ruolo della testimonianza: che per noi capi vuol dire esempio e stile scout.
  • Prossimità: che per noi capi vuol dire servizio al prossimo.
  • Narrazione: che per noi capi vuol dire riscoprire l’importanza del racconto, come momento forte di crescita.
  • Attenzione all’interiorità e all’interattività: che per noi capi vuol dire accettare la sfida di educare i giovani in questa fase in cui il loro modus cogitandi è in fase di mutamento proprio a causa del nostro abitare l’ambiente digitale.

Altre volte il P. Spadaro si era soffermato su questi punti, ma in questo testo viene riportata un’ottima sintesi di un discorso più ampio e articolato. Vi invito quindi a leggere l’intervento, che trovate QUI.

Potete invece seguire la “diretta” su Twitter attraverso l’HT: #CCEE

 

Non c’è più lo scoutismo di una volta!!! I mondi lontanissimi…

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Mondi lontanissimi… è il titolo di un bellissimo album di Franco Battiato del 1985. Conteneva fra l’altro anche “No time, no space”, ve la ricordate? (Eccola: https://www.youtube.com/watch?v=-Y44YzIODw0)

Lontanissimi sembrano pure i due mondi che ormai da qualche tempo cerco di esplorare su questo piccolo blog: lo scautismo e il cyberspazio.  Nell’immaginario collettivo si contrappone da un lato la vita all’aria aperta, il contatto con la natura, i boschi, i sentieri di montagna; dall’altro lato la luce chiara di un monitor o di uno smartphone davanti ad un giovane viso, nella penombra di una cameretta, magari con la porta chiusa.

Ci sono tantissimi capi scout che ancora oggi pensano che questi due mondi non abbiano e non debbano avere alcuna possibilità di contatto; ci sono invece tanti altri capi che non solo vedono l’ambiente digitale come una risorsa, ma riescono a trovarci dentro anche l’opportunità per portare lo stile scout anche in rete, per lasciare questo “mondo” (online) un po’ migliore di come lo si è trovato. Altri ancora riescono a trovare quel 5% (o più) di buono e portarlo avanti come risorsa educativa.

Il problema non è che non ci sono più i valori di una volta. Il problema è che ci sono ancora;  vanno scovati e fatti crescere. Vedo ancora oggi ragazzi di 16-17  anni che pubblicano su Facebook contenuti come questo (leggete anche le risposte):

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Sappiamo bene, senza bisogno di prove come questa, che i nostri comportamenti scout sono cambiati negli ultimi anni. Ho provato dunque a ragionare su questi aspetti chiedendomi, in pratica: come è cambiato il nostro modo di fare scoutismo al tempo della rete e grazie alla rete? In altre parole: come internet ha cambiato il nostro modo di portare avanti le attività scout? Certo del fatto che fino a qualche anno fa queste azioni venivano compiute in modo diverso, ho raggruppato le idee in 5 momenti tipici della vita scout,:

Il modo di pensare…  (es. ci sediamo a tavolino con gli altri capi o cerchiamo in rete le attività già pronte da proporre?)
Il modo di programmare… (es. c’è ancora il vecchio quaderno di caccia o programmiamo con gli smatphone o con i tablet?)
Il modo di convocare… (es. come chiamiamo i ragazzi alla riunione settimanale e agli altri impegni del Gruppo? E i genitori? Whatsapp ha già sostituito Email, Facebook e telefonate?)
Il modo di realizzare… (es. i ragazzi condividono contenuti online anche durante le attività, e come?)
Il modo di raccontare… (es. le foto e i resoconti delle attività o delle uscite vengono caricate su facebook ancora prima di tornare a casa e/o durante le stesse uscite all’aria aperta?)

Ciascuno di questi punti ha bisogno di essere approfondito e al momento attuale non so se qualcuno lo abbia fatto in maniera più seria e rigorosa. Mi ripropongo ovviamente di farlo in futuro su questo blog.

Ciò che si nota è che il mondo di internet e il mondo scout non sembrano due mondi così distanti, come apparentemente si potrebbe supporre. Ci sono parecchi punti di sovrapposizione e ci sono inoltre parecchie modalità in cui ciascuno viene incontro all’altro. Sono mondi solo apparentemente lontanissimi; basti pensare ad alcuni termini comuni, tipici dello scautismo e della rete. La stessa parola “scout”, che noi abbiamo tradotto con “esploratore”, indica qualcuno che si è messo alla ricerca di qualcosa, e scopre nuovi territori. Molti di noi utilizzano quotidianamente motori di ricerca. Quali connessioni vi possiamo trovare? Anche su questo argomento ci ritorneremo presto.

Insomma scautismo come palestra per la vita, ma anche per la vita online. La rete come opportunità di vivere i nostri ideali scout anche quando siamo su internet, di farsi buoni cristiani e buoni cittadini della rete. Abbiamo una sola vita, non ne viviamo una online ed una offline.

Tag the boy…

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Prendendo spunto dalla famosa citazione “Ask the boy” di B.-P., il Settore Comunicazione dell’AGESCI, ha organizzato a Roma, lo scorso 9 febbraio, il seminario “Tag the boy – Educazione e Social Network“, per i capi della propria associazione. Ospite e relatrice, la Prof.ssa Chiara Giaccardi, ordinario di sociologia e antropologia dei media all’Università Cattolica di Milano – a Roma il 9 febbraio scorso, al seminario Tag the boy.

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Riporto qui di seguito le parole con le quali Luciana Brentegani (@lucibrente), Incaricata Nazionale per il Settore Comunicazione, ha raccontato l’evento sul portale associativo, riassumendo la relazione della Prof.ssa Giaccardi (@giaccardichiara):

«La sedia, la torta, la porta: tre metafore per spiegare i social network.

Un’ottantina i partecipanti, molti collegati in diretta dal sito agesci.org, tutti trascinati dallo stile competente e appassionato della relatrice.

La sedia non è uno strumento per sedersi, ma un elemento dell’ambiente che consente la relazione: i social network non sono strumenti, ma luoghi dove sentirsi a proprio agio, in cui condividere con altri, luoghi anche delle domande sull’oltre. Questa è la prospettiva dei ragazzi, dei “nativi digitali”.

La torta: attraente, ma nociva. Ecco il punto di vista dell’immigrato digitale, l’adulto, che va educato a non idealizzare la dimensione materiale e a non attribuire un ruolo coercitivo alla tecnologia. Non è la tecnologia che determina, sono io che mi relaziono, non i social network che mi rendono socievole.

La porta: separa e nello stesso tempo unisce ambienti diversi, mette in relazione orizzontale ma anche verticale. Aprire le porte, lasciar entrare la luce è arricchente.

All’educatore spetta aprire quelle porte, varcare soglie e così lasciarsi educare, reinterrogare e rigenerare il proprio sapere sulla base delle nuove domande. Dalla rete si può imparare, ma la rete non ha tutte le risposte, dobbiamo imparare a essere “diversamente connessi”.

A noi spetta testimoniare, narrare, valorizzare, alimentare la scintilla d’infinito. Anche in rete.»

Sia in sala che in rete, c’è stata grande attenzione, domande, numerosi commenti, e parecchi tweets di coloro che seguivano la diretta attraverso l’hashtag #tagtheboy.

Fra i tanti:

Alessandro Cuttin: Lo #stilescout oggi è su #tagtheboy

Barbara Belloni: con la diretta streaming ho potuto contemporaneamente essere laboriosa ed economa e nel mentre ho potuto ascoltare cose interessantissime…complimenti a chi l’ha pensata così…come ha detto la relatrice anche se sono in Sardegna e il mare ci separa ho solo aperto una porta e, aggiungo la volevo proprio aprire… grazie

Le slide presentate sono già disponibili attraverso questo link, in formato PDF. Fanno parte di materiale didattico preparato con l’Ufficio Nazionale delle comunicazioni sociali della CEI.

Il Settore comunicazione dell’AGESCI sta già preparando un video per condividere, in modo allegro e creativo, i materiali della giornata e quanto raccolto attraverso gli interventi di coloro che hanno partecipato. Sarà disponibile a questo link.

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Il messaggio del Papa per la 47° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali…

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Dopo l’uscita del messaggio del Papa per la 47° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione»), e la baraonda di messaggi su Twitter e Facebook, molti di voi mi ha chiesto: «Cosa c’entrano le Comunicazioni Sociali con lo Scoutismo?». Cosa ha il Papa da dire a noi scout, attraverso questi temi che sembrano tanto lontani dalle “Scienze dei boschi” di cui ci parlava Baden-Powell? Eppure non dovremmo mancare di soffermarci a riflettere e fare nostre alcune delle parole più belle ed importanti di questo messaggio. Ci sono alcuni punti che non possono essere tralasciati nemmeno da chi si sente “lontano” da tutto ciò.

Il Papa si rivolge a tutti coloro vogliano approcciare al mondo dei social network. Quindi non solo a coloro che possono essere definiti “vicini”, ma proprio a tutti. Per questo possiamo dire che il messaggio è “cattolico”, cioè universale e proprio per questo interessa tutti, anche le associazioni di scout cattolici.

Innanzitutto c’è da richiamare un punto, che da adesso in poi, può essere dato come acquisito. La “rete” non è uno strumento ma uno “spazio”, un ambiente dove si svolge una parte della nostra vita. Una parte delle nostre attività, quindi, non virtuale ma reale. Possiamo chiamarla “immateriale”, ma non possiamo più chiamarla “virtuale”. In definitiva: niente dualismo digitale, nessun rischio di alienazione.

Fra i vari ed interessanti commenti al messaggio, pubblicati negli ultimi giorni, emergono parecchi altri spunti che noi scout dovremmo interiorizzare e ancor di più far emergere dalle nostre attività quotidiane. Proverò ad esporne alcuni (i più vicini alla vita scout) nei prossimi post di questo blog, in maniera breve e spero, efficace.

[AGGIORNAMENTO: link al primo post di commento]

Nel frattempo, diamo una lettura al…

——- TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO ——-

47ª GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI

Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione.”

12 Maggio 2013

Messaggio del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle,

in prossimità della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali del 2013, desidero proporvi alcune riflessioni su una realtà sempre più importante che riguarda il modo in cui le persone oggi comunicano tra di loro. Vorrei soffermarmi a considerare lo sviluppo delle reti sociali digitali che stanno contribuendo a far emergere una nuova «agorà», una piazza pubblica e aperta in cui le persone condividono idee, informazioni, opinioni, e dove, inoltre, possono prendere vita nuove relazioni e forme di comunità.

Questi spazi, quando sono valorizzati bene e con equilibrio, contribuiscono a favorire forme di dialogo e di dibattito che, se realizzate con rispetto, attenzione per la privacy, responsabilità e dedizione alla verità, possono rafforzare i legami di unità tra le persone e promuovere efficacemente l’armonia della famiglia umana. Lo scambio di informazioni può diventare vera comunicazione, i collegamenti possono maturare in amicizia, le connessioni agevolare la comunione. Se i network sono chiamati a mettere in atto questa grande potenzialità, le persone che vi partecipano devono sforzarsi di essere autentiche, perché in questi spazi non si condividono solamente idee e informazioni, ma in ultima istanza si comunica se stessi.

Lo sviluppo delle reti sociali richiede impegno: le persone sono coinvolte nel costruire relazioni e trovare amicizia, nel cercare risposte alle loro domande, nel divertirsi, ma anche nell’essere stimolati intellettualmente e nel condividere competenze e conoscenze. I network diventano così, sempre di più, parte del tessuto stesso della società in quanto uniscono le persone sulla base di questi bisogni fondamentali. Le reti sociali sono dunque alimentate da aspirazioni radicate nel cuore dell’uomo.

La cultura dei social network e i cambiamenti nelle forme e negli stili della comunicazione, pongono sfide impegnative a coloro che vogliono parlare di verità e di valori. Spesso, come avviene anche per altri mezzi di comunicazione sociale, il significato e l’efficacia delle differenti forme di espressione sembrano determinati più dalla loro popolarità che dalla loro intrinseca importanza e validità. La popolarità è poi frequentemente connessa alla celebrità o a strategie persuasive piuttosto che alla logica dell’argomentazione. A volte, la voce discreta della ragione può essere sovrastata dal rumore delle eccessive informazioni, e non riesce a destare l’attenzione, che invece viene riservata a quanti si esprimono in maniera più suadente. I social media hanno bisogno, quindi, dell’impegno di tutti coloro che sono consapevoli del valore del dialogo, del dibattito ragionato, dell’argomentazione logica; di persone che cercano di coltivare forme di discorso e di espressione che fanno appello alle più nobili aspirazioni di chi è coinvolto nel processo comunicativo. Dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa e si prendono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre. “Costatata la diversità culturale, bisogna fa sì che le persone non solo accettino l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello” (Discorso nell’Incontro con il mondo della cultura, Belém, Lisbona, 12 maggio 2010).

La sfida che i network sociali devono affrontare è quella di essere davvero inclusivi: allora essi beneficeranno della piena partecipazione dei credenti che desiderano condividere il Messaggio di Gesù e i valori della dignità umana, che il suo insegnamento promuove. I credenti, infatti, avvertono sempre più che se la Buona Notizia non è fatta conoscere anche nell’ambiente digitale, potrebbe essere assente nell’esperienza di molti per i quali questo spazio esistenziale è importante. L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone, specialmente dei più giovani. I network sociali sono il frutto dell’interazione umana, ma essi, a loro volta, danno forme nuove alle dinamiche della comunicazione che crea rapporti: una comprensione attenta di questo ambiente è dunque il prerequisito per una significativa presenza all’interno di esso.

La capacità di utilizzare i nuovi linguaggi è richiesta non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere all’infinita ricchezza del Vangelo di trovare forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti. Nell’ambiente digitale la parola scritta si trova spesso accompagnata da immagini e suoni. Una comunicazione efficace, come le parabole di Gesù, richiede il coinvolgimento dell’immaginazione e della sensibilità affettiva di coloro che vogliamo invitare a un incontro col mistero dell’amore di Dio. Del resto sappiamo che la tradizione cristiana è da sempre ricca di segni e simboli: penso, ad esempio, alla croce, alle icone, alle immagini della Vergine Maria, al presepe, alle vetrate e ai dipinti delle chiese. Una parte consistente del patrimonio artistico dell’umanità è stato realizzato da artisti e musicisti che hanno cercato di esprimere le verità della fede.

L’autenticità dei credenti nei network sociali è messa in evidenza dalla condivisione della sorgente profonda della loro speranza e della loro gioia: la fede nel Dio ricco di misericordia e di amore rivelato in Cristo Gesù. Tale condivisione consiste non soltanto nell’esplicita espressione di fede, ma anche nella testimonianza, cioè nel modo in cui si comunicano “scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita” (Messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 2011). Un modo particolarmente significativo di rendere testimonianza sarà la volontà di donare se stessi agli altri attraverso la disponibilità a coinvolgersi pazientemente e con rispetto nelle loro domande e nei loro dubbi, nel cammino di ricerca della verità e del senso dell’esistenza umana. L’emergere nelle reti sociali del dialogo circa la fede e il credere conferma l’importanza e la rilevanza della religione nel dibattito pubblico e sociale.

Per coloro che hanno accolto con cuore aperto il dono della fede, la risposta più radicale alle domande dell’uomo circa l’amore, la verità e il significato della vita – questioni che non sono affatto assenti nei social network – si trova nella persona di Gesù Cristo. E’ naturale che chi ha la fede desideri, con rispetto e sensibilità, condividerla con coloro che incontra nell’ambiente digitale. In definitiva, però, se la nostra condivisione del Vangelo è capace di dare buoni frutti, è sempre grazie alla forza propria della Parola di Dio di toccare i cuori, prima ancora di ogni nostro sforzo. La fiducia nella potenza dell’azione di Dio deve superare sempre ogni sicurezza posta sull’utilizzo dei mezzi umani. Anche nell’ambiente digitale, dove è facile che si levino voci dai toni troppo accesi e conflittuali, e dove a volte il sensazionalismo rischia di prevalere, siamo chiamati a un attento discernimento. E ricordiamo, a questo proposito, che Elia riconobbe la voce di Dio non nel vento impetuoso e gagliardo, né nel terremoto o nel fuoco, ma nel «sussurro di una brezza leggera» (1 Re19,11-12). Dobbiamo confidare nel fatto che i fondamentali desideri dell’uomo di amare e di essere amato, di trovare significato e verità – che Dio stesso ha messo nel cuore dell’essere umano – mantengono anche le donne e gli uomini del nostro tempo sempre e comunque aperti a ciò che il beato Cardinale Newman chiamava la “luce gentile” della fede.

I social network, oltre che strumento di evangelizzazione, possono essere un fattore di sviluppo umano. Ad esempio, in alcuni contesti geografici e culturali dove i cristiani si sentono isolati, le reti sociali possono rafforzare il senso della loro effettiva unità con la comunità universale dei credenti. Le reti facilitano la condivisione delle risorse spirituali e liturgiche, rendendo le persone in grado di pregare con un rinvigorito senso di prossimità a coloro che professano la loro stessa fede. Il coinvolgimento autentico e interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede, ci deve far sentire la necessità di alimentare con la preghiera e la riflessione la nostra fede nella presenza di Dio, come pure la nostra carità operosa: “se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1 Cor 13,1).

Esistono reti sociali che nell’ambiente digitale offrono all’uomo di oggi occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Ma queste reti possono anche aprire le porte ad altre dimensioni della fede. Molte persone stanno, infatti, scoprendo, proprio grazie a un contatto avvenuto inizialmente on line, l’importanza dell’incontro diretto, di esperienze di comunità o anche di pellegrinaggio, elementi sempre importanti nel cammino di fede. Cercando di rendere il Vangelo presente nell’ambiente digitale, noi possiamo invitare le persone a vivere incontri di preghiera o celebrazioni liturgiche in luoghi concreti quali chiese o cappelle. Non ci dovrebbe essere mancanza di coerenza o di unità nell’espressione della nostra fede e nella nostra testimonianza del Vangelo nella realtà in cui siamo chiamati a vivere, sia essa fisica, sia essa digitale. Quando siamo presenti agli altri, in qualunque modo, noi siamo chiamati a far conoscere l’amore di Dio sino agli estremi confini della terra.

Prego che lo Spirito di Dio vi accompagni e vi illumini sempre, mentre benedico di cuore tutti voi, così che possiate essere davvero araldi e testimoni del Vangelo. “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura” (Mc 16, 15).

Dal Vaticano, 24 gennaio 2013, Festa di san Francesco di Sales

BENEDICTUS XVI